Barrique Brewing & Blending – Joel – Nashville

Ormai non ho più dubbi. Si può avere un progetto di produzione di birre spontanee veramente ovunque. Siamo nell’area industriale dell’East Nashville, Tennessee, tra un magazzino di idraulica e uno shop di pneumatici.

Mi viene in mente una infiammata discussione che ebbi diversi anni fa con Teo Musso (uno dei pionieri della birra artigianale italiana) nel suo pub di Piozzo. Ancora non mi definivo neanche un birraio, ma di una cosa ero certo – si possono produrre birre a fermentazione spontanea dovunque, non solo nel Pajottenland o sotto il tetto di Cantillon a Bruxelles. E alla sua domanda:

“e tu, giovane aspirante birraio, che tipologie di birre vorresti fare?”,

 e io, con il mio fare a volte un po’ troppo sprezzante:

“Fermentazioni Spontanee!”

Ma lui non era molto d’accordo con la mia affermazione, anzi, mi rispose anche un po’ incazzato, come se volessi mancare di rispetto ai suoi “amici di famiglia” Van Roy, proprietari da generazioni di uno dei più famosi birrifici al mondo di birre a fermentazione spontanea – il leggendario Cantillon. Mi redarguì, cercando di stroncare i miei sogni di un futuro illuminato da fermentazioni spontanee in ogni angolo del pianeta. Ma io rimasi delle mie idee, e sei anni dopo, Cantina Errante è quella che è. Come mi piace sempre ricordare alla gente: “te l’avevo detto”.

Ma, tornando a parlare di Barrique Brewing & Blending, sapevo che aveva aperto nel 2019, che era uno dei pochi birrifici a dilettarsi con birre a fermentazione spontanea a Nashville, e secondo Matthew, il bartender che ho conosciuto a Monday Night Brewing, fanno tra le lager più buone in città. Tutte le loro birre hanno una cosa in comune: ognuna passa da una botte, almeno una volta, che sia per due settimane, due mesi, due anni o chissà quanto. Mi piacciono in birrifici che seguono strettamente la loro filosofia produttiva e la loro idea dietro al progetto. Si chiamano Barrique, e giustamente ognuna delle loro birre deve toccare il legno, e così è. Sì, anche una pils da 3.5%.

Joel, birraio e proprietario del birrificio, mi ha raccontato e guidato alla scoperta dei suoi metodi non convenzionali, ma che per lui, invece, sono semplicemente naturali. Questa è la differenza tra un genio della birrificazione, e chi s’improvvisa. Lui non lo fa per uno scopo preciso, non lo fa per la fama o per i soldi (ha pure un secondo lavoro), lo fa perché sente di doverlo fare. È una necessità d’espressione. E io, lo capisco a pieno.

Non segue regole prese dai libri, utilizza i metodi, le materie prime e gli strumenti che ha a disposizione per creare. Avete mai sentito qualcuno che ha utilizzato solamente i piccioli delle fragole?

E lagerizzare birre pulite in barrique, con un metodo di contropressione ideato da lui per mantenere un’atmosfera sempre carica di CO2?

Non avevo mai visto un metodo di classificazione delle botti e delle birre come il suo. A colpo d’occhio ti sa dire che birra c’è dentro ad ognuna delle sue 600 botti, quando è stata fatta, se c’è ancora qualche ingrediente all’interno, quando è stata travasata, da che botte ecc…

Alcune delle sue birre subiscono cinque o sei processi di taglio o blend, altre hanno avuto aggiunte della stessa frutta per anni consecutivi, ed ancora non sono state confezionate, perché ancora non hanno raggiunto la loro forma finale.

Tutti queste particolarità mi hanno fatto capire che non mi trovavo davanti ad un birrificio qualunque, e questi, sono solo alcuni degli spunti che mi ha dato nelle poche ore che abbiamo passato insieme. Vengo ancora preso di sorpresa certe volte e dopo ormai quasi dieci anni di esperienza in questo campo, mi fanno capire che, la creatività non ha una fine. E che, chi riesce a mettere in pratica le proprie idee può creare risultati incredibili.

Parlando di risultati incredibili, la loro Petite Biere De Coupage, penso sia la table beer più buona che abbia mai assaggiato. Un blend di una birra di due settimane, una di un anno e una di due anni, da 3.0%. Spero la possiate assaggiare prima o poi.

Vi lascio con una sua massima:

“Il livello di cura dei minimi dettagli che puoi raggiungere con produzioni artigianali di piccole dimensioni, è ciò che crea prodotti fuori dalla norma”.

(e mi ha detto questa frase spiegandomi come lui vuole che, l’etichetta, il tappo in sughero con il suo marchio e la gabbietta siano tutte orientate perfettamente allo stesso modo – un livello d’attenzione maniacale, che è ciò che lo contraddistingue).

Grazie Joel, ti aspetto in Italia prima o poi.

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